Si continua a dir che il fiume è esondato nella strada ed ha tirato dentro alla sua corsa le cose incontrate.
Non è andata così.
Non qui, all'embrione del disastro.
Sono Partigiano d'indole e non mi smentisco ora, parteggiando per il Rio.
Che ha tentato dove ha potuto di riprendersi il suo minimo spazio vitale.
Spazio che i vecchi, ma quelli così vecchi da esser morti, conoscevano e con cui andavan d'accordo: gli argini che han tenuto e che il Rio ha "riscoperto" sono quelli più antichi.
Tutti sappiamo che avrebbe sfogato la sua forza contro il mare, non glil'avessimo impedito.
E 'sta volta oltre che l'asfissia degli argini ristretti ha subito un'ulteriore carico.
La strada, l'antica creusa del Molinetto (di recente riasfaltata e ritombinata malamente) che lo fiancheggia era nelle condizioni ideali per divenire un canale dove l'enorme quantità d'acqua che precipitava dalle fasce e dai terrazzi laterali potesse incanalarsi e correre alta un metro a folle velocità parallela al fiume... sino a sfondare i muri e, insieme a detriti, lamiere, motorini e cassonetti, scaricare tutto nel fossato già gonfio di rocce e legname. Esasperandone fatalmente le condizioni.
Nella foto si vede l'acqua precipitare lateralmente al Rio. E' bene precisare che sul lato destro(guardando al mare) della valle esiste Via Mottachiusura, creusa trasformata in "strada di penetrazione" e asfaltata senza un minimo drenaggio. Provoca cascate d'acqua già con le normali piogge.
Sul lato sinistro invece sono due le strade, queste private, che tagliano la collina e terminano in piccoli park. Il tutto è impermeabile e provoca di solito il crollo delle fasce sottostanti con il carico d'acqua piovana.
Nella seconda foto si vede la creusa colma d'acqua che sfonda i muretti ed invade il Rio, che di suo corre, con forza ma al di sotto della strada. (inoltre la malsana idea di bucare il muretto anziche rimettere i tombini di pietra non èservita al defluire e ha reso tutto ancor più friabile)
Nessun commento:
Posta un commento