martedì 22 giugno 2010

Via del Molinetto ora è davvero asfaltata.



un quesito, un dubbio, una domanda, una provocazione, una fantasia.

A che prù,

A quale speculazione prelude,

A cosa, a chi, può giovare nel medio, lungo periodo.

Perchè tanta ostinazione nel perseguire la totale asfaltatura di una creusa e nel definirla carrabile?

Perchè non voler attuare nessuna salvaguardia di ciò che ne evidenziava la caratteristica "pedonale"?

A cosa si vuole arrivare, quale architettura, quali gli obbiettivi ultimi?

forse ultimi, intimi, ...privati?

Lontani?

nel tempo ma non nello spazio.

Forse. Forse no.

Il punto di vista privilegiato dell'airone cenerino che passa alto sulla Valle potrebbe aiutarci a capire. Lui forse già sa.

Atch!! Non vorrei mei averne messo a rischio il volo!

Attento agli schioppi, caro grigio pennuto.

 

ai confini del territorio


Credo m'abbia incuriosito lo stile del disegno che illustra questo manifestino, rigorosamente fatto a mano, direi autoprodotto, che ricorda un pò i cartelli per promuovere i prodotti appesi alle vetrine delle botteghe quando ero bambino. Sottolinea la sua diversità la lontananza grafica con i soliti manifesti con sfondo "giallo fastidio" che con vari simbolini appresso e autorevoli firme in calce propagandano perlopiù le iniziative tra amici di partito, spacciate come popolari e collettive, in realtà sempre più chiuse e selettive.

In una domenica di sole, vento, nuvole e di nuovo sole, la festicciola di cui dice il volantino si è svolta in serenità, con la banda di ottoni luccicanti; sullo sfondo l'azzurro del cielo e il grigio della secolare pietra monastica di Nostra Signora del Monte.

Un signore barbuto e ospitale offriva muscoli e vino bianco, caffè e cordiale, dietro lascito d'offerta ad uso della Confraternita organizzatrice... consigliava ai viandanti la visita all'interno della loro Cappella, dove un Cristo nero del 600 riposava insieme a suoi omologhi, più recenti ma ugualmente agghindati d'ori e drappi dall'aspetto prezioso, tutti pesantissimi da portare in spalla...

Scendiamo poi dabbasso, in quella che doveva esser una stalla o una cantina, al di sotto della chiesetta, la penombra rasenta il buio, intravediamo un gruppo di sereni anziani che chiaccherano guardandoci distratti, una di loro s'alza dala sedia impagliata e abbandona il tavolo marrone con sopra dolcetti, tazzine di thè e centrini fatti a mano, per prepararci un caffè...

Tutto gradevole, chiediamo informazioni:  sono una Confraternita, ma non hanno problemi religiosi e tutti posson almeno in parte partecipare; si organizzano da soli ma fan capo alla parrocchia di Piazza Martinez, che non li molesta ne li promuove; con il Municipio han nulla a che fare giacchè dipendon poi dalla Curia, che però non sovvenziona granchè, anzi, la festa è una sottoscrizione per riparare il tetto (un classico!),essendo loro una sessantina di soci perlopiù anziani e qualcuno fa anche fativca con la pensione;  si aiutano tra loro e quando si riesce si apron all'esterno con un pò di solidarietà...

Un'altra realtà sociale che pur presente sembra sconosciuta, sessanta persone che s'incontrano e socializzano mantenendo vivo un luogo e delle tradizioni, anche perchè ne godan tutti.

Guardo la valle di Quezzi chiusa tra i Camandoli e la Torretta e penso che giusto all'estremità opposta, dalla Chiesa di Santa Maria a Quezzi, c'è una Confraternita che potrebbe aver più o meno gli stessi scopi.

Si potrebbe organizzare una "scianca" tra le due Confraternite, tipo la gara delle pratiche difficili di trasporto di Cristi o degli intrepidi "balletti" col Cristo in spalla al suono della Banda, oppure azzardati "passaggi" di Cristi da spalla a spalla,,,, sarebbe un torneo degno di documentazione e di nota!!

Ma sul versante della popolarità e della simpatia la Confraternita del Monte ha già vinto!

lunedì 7 giugno 2010

"PedegoliGoldGrass": L'erba del vicino è sempre più buona

estate 2007 scogliera dei laghetti (spontanea?)

Giorni fa un volantino anonimo lamentava comportamenti a suo dire disdicevoli in atto nel quartiere, la natura vile dell'episodio già si commenta da se. Ma nell'accusare gli abitanti di usar i muretti a secco per coltivar "erbe aromatiche e medicinali" clandestine, si indicava forse forse come radicata una tradizione, davvero oramai pluridecennale, che vuole l'alveo, gli argini, la valle più interna dei nostri due Rii, Finocchiara e Molinetto, come territori vocati, adatti ed adattati, ad una buona riuscita di sporadiche ma tenaci piccole colture di Canapa, Cannabis Sativa.
Risalendo le piccole Valli di entrambi i nostri Rii, costeggiandoli lungo le fresche e quiete pozze d'acqua capita, ad un occhio competente, d'incontrar qua e la a tergo di passi e sentieri cancellati dall'erbaccia, simpatici cespugli formati da due o tre piantine impegnate in una crescita lenta e rigogliosa, favorita dal sole che cuoce le pietre a cui aderiscono immobili ramarri e aspidi, e dalla fresca umidità della notte.
Dando pure per scontato che contemporanei improvvisati coltivatori di marijuana si impegnino ancor oggi a seminare in luoghi così difficili da raggiungere e da controllare, una parte degli esemplari sparsi per la Valle sono forse generazioni di piante adattate e diventate autoctone e spontanee, figlie probabilmente dei primi tentativi di Coltura alternativa che si ricordano nei racconti degli anni settanta nel secolo scorso.
Coloro che allora avevano vent'anni o giù di lì, adesso ne avran una sessantina...
Così pare che grazie a loro, l'Erba a Quezzi ormai ci cresca spontanea.
...è forse bastato qualche impollinazione andata a buon fine e qualche "cima" lasciata a seccare che i piccoli semi caduti han continuato la loro natura, perdendo però molto dell'originale, invero. Alcune piante trovate la scorsa estate erano steli robusti con pochissime foglie e nessun germoglio, inoltre un piccolo moscerino bianco (lo stesso delle More) pare attacchi fatalmente le piante se cresciute all'aperto.
Stiano sereni i detrattori di questa umile e generosa pianta, può esser che presto nuovamente scompaia...