giovedì 28 aprile 2011

cittadini



Abdul e sua moglie Aisha crescono una magnifica ragazza con i due fratellini, l'ultimo è proprio nato a Genova, a Quezzi, è "il genovese", tutti e tre sono cresciuti qui, insieme ai nostri figli, Abdul lavora, come anche Aisha, ma i sacrifici da affrontare sono molti, ciononostante è una famiglia serena.

Luìs e la Carmen si sono sposati giovani in America e la loro seconda figlia l'hanno avuta qui a Quezzi e qui, insieme al fratello, abitano. Decine le fiesticciuole di questa famiglia a cui per partecipare basta un pò di allegria e cordialità.

Il giovane Ghassàn con un amico del Marocco ha rilevato una bottega e pratica la politica commerciale dei prezzi contenuti e della cortesia.

Katiushia vorrebbe che suo figlio studiasse all'università in Italia ma lui invece vuol andare a laurearsi in Romania, per non dimenticare le origini. Da anni lei lavora e vive in quartiere, e da sola si cresce il ragazzo.

Furio e Rino, così come Anna e Nina, sono persone che hanno scelto la collina, il borgo, per cercare una dimensione che permetta loro di viversi la relazione di coppia, le dinamiche della famiglia in un contesto sereno e trasparente, umano.

Victorio da tempo aggiusta e ripristina i muretti a secco dei dintorni grazie all'arte appresa al suo Paese, in Albania la campagna è ancora legata all'uso tradizionale della pietra. Ora pare abbia ottenuto col ricongiungimento famigliare l'arrivo di figlia e moglie, vivranno in una casa rurale che lui ha in affitto.

Romina lavora nelle case, mentre Rocco tapulla nei terreni e negli appartamenti, aspettano un/una figlia e lui un lavoro decente, sono saliti in collina spimti dal canone nell'urbe (anche se pure quassù non si scherza coi prezzi... oltre i 500e.) e qui intravedono anche un pò di qualità almeno potenziale, se non altro il verde e i laghetti per sfogare la creatura.

Osvaldo ha serie difficltà di movimento e questo si accentua con gli anni, è un ragazzo intelligente e volenteroso ma sul lavoro è in "mobilità" da un pò e ora rischia la disoccupazione. Intorno la rete parentale col tempo si assotiglia tanto quanto le opportunità offerte dai 'servizi'... e socializzare in un tessuto territoriale così disgregato non è facile.

Carmen e Sara così come diverse altre donne, escono da una brutta storia con uomini indecenti, storie che segnano e lasciano le persone nella solitudine e nella diffidenza, che comunque dovranno crescere i figli, donne a cui magari un minimo di socialità e solidarietà intorno potrebbe far bene.


Franco lo chiamano "il storto" perche rangheggia, spesso gira col Ubaldo, altro "sciachelo" con un gran cuore e ingenuamente sorridente, a cui il mondo riserva disgrazie e indifferenza, come molti suoi vicini.
C'era anche Domenico con noi a far bene da rappresentante di un'umanità ai margini, quasi invisibile... ma ci ha lasciato da poco.

L'aziana signora Gianna, che percorre la creusa e cerca le vecchie amiche, così vecchie da esser già scomparse da tempo. I signori Laliggia che quando arriva il caldo escono di casa e spaesati sempre più cercano i luoghi dell'infanzia, si fermano un'ora buona a guardare il nulla, mano nella mano, poi rientrano...
altri non escono più, neanche la sera quando fa caldo.
Qualcuno lo incontro sul bus, odore di vestiti vecchi e sguardo da alcool, a volte da alcool & macchinette d'azzardo.

Altre persone incontro sul bus di quartiere, a un ora ben diversa, vanno a lavorare dall'alba per rientrare al tramonto, nelle pulizie, nella ristorazione industriale e nel facchinaggio, sono più scuri, ma non di pelle, non solo almeno, sono resi scuri dall'espressione cupa di un volto di periferia, dalla rinuncia a priori all'idea di poter partecipare a cio x cui si lavora a costruire, di avere il diritto di farlo...

Per noi tutti certo quello che servirebbe per ammortizzare l'esclusione, l'indifferenza, la solitudine, il degrado e l'alienazione a cui ci stiamo purtroppo abituando, in cui stiamo lentamente soffocando è il sussulto di dignità che ci indica nella nostra natura, o forse nella nostra 'appartenenza' le risorse per reagire, nella ricerca di un pensiero di autonomia ed in questa capire ciò che ci è di conforto e trovare gli strumenti per rivendicarlo e raggiungerlo, ottenerlo, costruirlo.

Diversamente, stando alla cronaca, quello che verrà offerto al quartiere, che verrà concesso così come si mette la gabbietta col richiamo vivo, sarà giusto un "ritrovo per anxiani" dedicato ai soliti garantiti portavoce e baciapile d'apparato. Dando continuità all' "Era dgli Ottusi".




martedì 19 aprile 2011

il percorso omertoso: "vedi che se me lo chiedi a me poi io lo dico a lui e te lo faccio fare?"



Pedegoli è un luogo in realtà assai piu movimentato e denso d'accadimenti di quel che può apparire allo sguardo superficiale di un visitatore, distratto dai lunghi momenti in cui davvero pare che nulla si muova, lunghe e tranquille ore dove due o tre personaggi percorrono lenti l'unica strada deserta, una scenografia degna di un film di sergio leone; si ci aspetta quasi di veder rotolare i classici cespugli secchi spinti dal vento mentre sotto il sole (a volte, ma più spesso nel fosco dell'umidità nell'aria) appare in salita la corriera, foriera di novità dalla città, da cui scendon tre anziane donne piene di borse, un ambulante temerario che si spinge sin quassù, e due pensionati che discuton con un edile foresto di cementi e sabbia.

In questa assoluta quiete dove si consuma tempo e terreno con la stessa pervicace e costante noncuranza, a volte invece ferve un'inaspettato movimento, lo si intuisce dapprima osservando i cappannelli di locali esponenti di 'corrente' e dal loro fare circospetto e omertoso, poi le cose iniziano a porsi in essere; così rapidamente il degradato cantiere, abbandonato solo dopo aver sbancato tonnellate di collina, viene premurosamente recintato "di fresco" facendo sparire le vecchie e arrugginite transenne; si eccitano i pareri per render "esclusivo" il futuro 'club degl'anxiani'; accellerano (!?) i lavori per la Grande Curva di Pedegoli e , dulcis in fundus, il primo tratto di Via Egoli, antica creuza, viene rifatto tutto in ciottoli e mattoni rossi !!


Un paio di anziani 'fuori dal coro' sostengono argomentando con la loro esperienza di edili popolari che sia completamente sbagliata la pavimentazione appena ricostruita:

Pur essendo di bell'impatto visivo i ciottoli usati sono tondi e applicati con cemento a vicina distanza tra loro, nel contesto di una ripida discesa dove il precedente e originale selciato vedeva delle pietre "spaccate" e aderenti una all'altra 'a secco' in modo che la pressione tra le stesse, in pendenza tra una 'pedata' e l'altra, le bloccasse, permettendo un ottimo drenaggio e una sicura "presa" del passo. Cosa questa vanificata dal scivoloso ciottolo tondo a distanza.

Il passaggio centrale è costituito dai mattoni rossi messi "a costa", mattoni da bordo perciò resistenti, però così posizionati creano una discesa liscia e continua che anche grazie all'umidità del posto creerà presto un velo di "leppego". Il mattone rosso preesistente era stato sistemato dagli 'antichi' in modo che dal superiore all'inferiore ci fosse un poccolo "sbalzo", creando un microscopico gradino che 'rompeva' il leppego e aiutava la pedata ad aderire.

L'Istituto per l'Agricoltura e l'Ambiente di Sant'Ilario prevede ogni anno scolastico dei Corsi sulle Pavimentazioni Storiche e Tradizionali, sono Corsi tecnico-pratici in cui le maestranze del settore vanno a formarsi nello specifico. Si poteva in questo caso però semplicemente informarsi, un minimo, sulla funzionalità dei differenti selciati e di conseguenza agire, sarebbe costato uguale ma sarebbe stato almeno utile.

Un'Amministrazione degna di chiamarsi così a Genova avrebbe già investito risorse umane e finanziarie in una formazione del genere, e forse avrebbe come fiore all'occhiello Istituti come l'Agrario in cui si possono formare i percorsi e dove possono nascere le occasioni per dare un futuro decente a questo Territorio, a questa Regione.


Infine tra le mille(!) attività primaverili si indice tramite volantino una festa per il 25Aprile in Piazzetta, con Banda e Balli tradizionali, l'occasione è ovviamente la Liberazione, che apparentemente accomuna tutti, in realtà vedremo chi offrirà da bere e a chi, intanto ricordo che c'è chi cancella dalle vecchie foto le armi dei Partigiani, e chi invece cerca di capire come quelle armi non doverle di nuovo usare...
e la differenza non è proprio poca.


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giovedì 14 aprile 2011

Pedegoli, i dintorni, foto






la valle del Molinetto, dettaglio;
particolari del Borgo;
..Luamà;
la "Caserma" medioevale limitrova ad una piccola fattoria;
il crinale del monte che ospita la "Cava del Ratti";


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martedì 12 aprile 2011

e le stelle stanno a guardare



Il Cantiere per l'Allargamento della Curva di Pedegoli e la Realizzazione di Posti Auto procede tra alti e bassi, entusiasmi e dubbi.

L'ultimo piensiero dei Geometri, in ordine di tempo, riguardava il marcispiede che nella strettoia rischiava di diminuite ulteriormente l'ampiezza già limitata della careggiata, vanificando ogni illusione.

Rompendo un pò di quel già costruito e realizzando un leggero "sbalzo" a fiume si è ottenuto quel metro in più necessario ad'inserir nell'opera il previsto marciapiede!



Ma non è solo nel divenire dei lavori (mai resi "visibili" da un disegno, un progetto, uno schizzo di quel che sarà) l'unico aspetto bizzarro del Cantiere, altre curiosità si notato; come il discreto turn-over delle maestranze impiegate nel tempo e del loro poco ortodosso abbigliamento che non prevede caschi protettivi e imbragature. Può esser che di appalto in subappalto certi costi al ribasso vadan in qualche modo ammortizzati, magari risparmiando dove si riesce, oppure può darsi che questo sia il normale modo di lavorare nell'edilizia, anche pubblica, e che risponda a logiche tecnico-produttive, cmq non facilmente comprensibili.



Può essere anche normale che per mesi un anziano fac-totum dei potenti sia entrato e uscito chiavi in mano dal Cantiere, così come in questi giorni chi è amico dell'amico possa utilizzarne lo spiazzo per scaricare o caricare il proprio "zetto", gestendone ingresso come fosse il capo-cantiere...


...evidentemente "lo manda picone"

ps- al termine dei lavori lo stesso personaggio si è "fatto sù" qualche sacco di cemento, lastre e tondini... tanto eran già pagati... Sigh!!

il "tapullo" come sistema







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Tempo fa un manipolo di Cittadini tentò di opporsi alla definitiva asfaltatura della creusa del Molinetto, invano.
Tra le istanze vi era quella di tutelare e valorizzare con un intervento di restauro il Ponte pedonale di sicura e documentata origine Medioevale, databile intorno al 1200, e sottoposto a Tutela Artistica.
Subito smentita dalla Sovrintendenza l'ipotesi della asfaltatura almeno del Ponte stesso, quegli Abitanti chiesero un imcontro con il Municipio sul luogo del dissenso verso i lavori pubblici lì pianificati, magari per vedere insieme cosa salvaguardare... il Ponticello, ad esempio...
Anche per evitare che l'incuria ne accelleri il degrado, così come gli interventi incongrui praticati da ditte incompetenti quando non da privati "del luogo" decisionisti e menefreghisti.
Il municipio3 dopo aver tergiversato in una mail poco chiara non si degnò neanche più di rispondere agli appelli. Passarono gli anni... e il contributo di chi maneggia asfalto e cemento, dove e come gli pare, è oggi ben visibile. ...

ps - nella prima foto si vede lo sbocco di una copiosa fogna che si è infiltrata da anni nelle acque bianche; diverse denunce e segnalazioni mai evase ed ora neanche il rifacimento della strada ovvia allo scabroso scolo...

ps 2 - il ponticello ha subito in questi giorni (inizio maggio) ulteriori offese: alcune pietre originali divelte dal muretto e l'apertura di uno scolo laterale... sigh!

giovedì 7 aprile 2011

blog censurato su facebook per via dei post definiti "offensivi".. ( !?! )



...forse qualcuno ha la "coda di paglia" ?



ps - da stamane all 4 circa la censura di facebook è disattivata, posso nuovamente postare il blog... pare che sia dovuta al fatto che qualcuno ha segnalato più volte i post come "spam"... jàjàjàjàjàjà !!

martedì 5 aprile 2011

il Tarantolino Nostrano, il Lama delle Ande e la Torretta di Quezzi



    ...un divertente pesce d'aprile del blog di Quezzi.it in un post: figurava l'insediamento di una folta colonia di straniti lama che dalle Ande sarebbero migrati ad occupare l'area della Torretta di Quezzi per pasciar felici "vista mare" Io ci sarei pure cascato in pieno se la data non avesse dato adito al sospetto di burla in agguato...

    Dalla Torretta di Quezzi si può partire per un bel percorso podistico che, con diverse varianti, può portare sino alla Madonna del Monte o al Forte du Santa Tecla, superando sul crinale dei monti un paio di caratteristiche e selvatiche vallate, raggiungendo un Forte settecentesco in parte visitabile (il Ratti) e attraversando un'enorme scavo abbandonato e suggestivo lasciato dalla Cava Cementifera, con i bunker della 2° guerra da cui il panorama comprende tutta la Città dall'alto.

    Terreni tutti Demaniali, dove peraltro transuma quotidianamente un beato gregge di banali pecore incrociando sui sentieri gruppi di cinghiali, famiglie di faine, variegate serpi e rari e colorati ramarri, insieme a quantaltro di "locale" si possa immaginare.

    La Torretta è infatti iscitta nei SIC, sito di interesse comunitario, per alcune caratterietiche tra cui il pregio, il vanto e l'onore di essere uno degli unici due luoghi dove sopravvive e si riproduce un simpatico e mite Geco nostrano chiamato dagli esperti e dagli amici... Geco Tarantolino.

    Pur piccolino è famoso quanto raro, lo si incontra di rado e verso sera, abita solo in poche isole del Mediterraneo oltre che in due siti Liguri. Lo abbiamo quasi"in esclusiva". Una ricchezza della biodiversità che si troverebbe naturalmente inserita in quello splendido Parco dei Forti che nessuno ha mai avuto il coraggio e la lungimiranza di realizzare.

    In un momento in cui chiunque pare abbia mani libere nel saccheggiare e sfruttare il Territorio non sarebbe poi così strano che anche la Torretta di Quezzi e i suoi dintorni venissero "privatizzati", lottizzati e trasformati in un ricco "utile" immobiliare.
    Con buona pace del nostro modesto e riservato Tarantolino che nel frattempo sarà scomparso in silenzio e solitudine...


    (clicca sul titolo x saperne di più sul verace Geco)