venerdì 24 dicembre 2010

( buon anno ....)


osservo un anello di fumo,
un incanto che subito si scioglie nell'aria
in un giro di danza il cerchio scompare, sorrido, è così che
il tuo sguardo le tue labbra il tuo modo di fare
appaiono qua e là nella mia giornata, lasciandomi stupito un istante
e ogni volta un pò divertito
mentre aspetto la sera e il profumo che lasci...
è un piacere infinito l'averti incontrata

g,



Quando il quartiere è una palestra: alleniamoci per assaltare il Palazzo.
Quando si vuole stimolare gli elementi virtuosi presenti in una popolazione, ad esempio nello Sport, e consentire l’emergere di potenziali Campioni, è forse necessario dotare ampiamente il territorio in ogni luogo di palestre, campi da gioco, piste ciclabili e quant’altro, nondimeno rendere realmente gli impianti sportivi accessibili a tutti; indipendentemente dalla provenienza o dal reddito, dalle aspettative o dalle capacità, chiunque deve potersi misurare in qualche attività e tirarci fuori quel che può. Dalla pratica sportiva diffusa e garantita usciranno i talenti, le eccellenze, i Campioni del domani in ogni disciplina. E questo è valido nel campo della cultura e della scienza, dell’arte e della tecnica. E della Politica.

Sono forse necessarie delle palestre di politica, dove la si pratica, la si sperimenta, la si elabora in prima persona con l’esperienza diretta, nel Territorio d’appartenenza. Dove la partecipazione risponda alla necessitò di incidere il proprio spazio, in un progetto comune in cui ogni segno è indiscutibilmente necessario e organico all’insieme, pure quando viene volontariamente omesso, perchè lo spazio lasciato in bianco vale tanto come quello intensamente tracciato in quanto insieme a tutte le tonalità di grigio va a comporre il disegno collettivo.

La possibilità concreta di raccogliere le persone intorno ad un progetto pratico e realizzabile, alla portata e conprensibile da chi vive faticosamente la quotidianità del quartiere e le sue contraddizioni può essere la proposta di una Lista Popolare per il Municipio, che veda come candidati donne e uomini al di fuori dei partiti, già attivi o no, anche appartenenti a dimensioni organizzate della società civile, delle comunità immigrate, del sindacato di base, del volontariato, persone che vogliano impegnarsi su punti e progetti riguardanti il Governo del Territorio elaborati in una precedente fase di indagine e analisi magari inizialmente atomizzata e in seguito condivisa in forma di rete.

Interessante sarebbe che i partiti più avanzati su queste tematiche (prc,pdci,sel,verdi) facessero “un passo indietro” non presentando alcuna Lista o candidato proprio ed appoggiando questa ipotetica Lista Popolare, senza vincolare ne contrattare alcunché, anzi diventando una componente attiva della dialettica interna argomentando le istanze socialiste di cui son portatori.

Nel quartiere e nelle sue Piazze, nei suoi circoli, nelle case, allora magari si inizierà a creare una sorta di palestra popolare della Politica.

giovedì 23 dicembre 2010

" Ero sul Bus... "


L
'affermazione del concittadino e Consigliere Luciano Grillo registrata dal sec.xix di ieri e di oggi fa un pò sorridere qui i paesani, ma tocca un tasto che dir dolente è un 'eufemismo.

Ieri mattina si è raggiunto un apice pericoloso della nevrosi collettiva che nelle ore di punta, mattina e sera, trascende in comportamenti inaspettati quanto giustificati dalle condizioni impossibili in cui veniamo quotidianamente costretti dalle scelte opinabili in cui lo stesso Luciano è coinvolto come vittima in quanto Quezzino e responsabile in quanto Cons. di maggioranza in Comune.
A Largo Merlo l'ingorgo si è protratto per tempi biblici, bloccando tutta la viabilità di tutta la valle, complici le festività e la pioggia ma non solo.

I cantieri aperti in contemporanea Pubblici e Privati non si contano ed è difficile intravedere il termine dei lavori, sempre in attesa che, come promesso dalla Politica, rendano magnifici vantaggi e facciano da "volano" per un risanamento radicale delle nostre marginali criticità.

In questo periodo l'incoerenza della gestione della linea bus82 da parte di AMT ha dato il massimo: i bus incastrati nel marasma erano almeno quattro in salita e altrettanti in discesa, come fossero partiti tutti ad un minuto uno dall'altro (cosa che succede spesso), mettendo gli Autisti "tra u massun e l'anghìse" (trad:tra il martello e l'incudine) a far da parafulmine all'ira di utenti e cittadini.

Ieri mattina una signora davvero esasperata pare sia riuscita a raggiungere telefonicamente un Assessore ed a esporgli la sua collera augurandogli a gran voce alcune fastidiose infermità, sostenuta da un nutrito gruppo di viaggiatori.
Gli studenti arrivano "puntualmente in ritardo" a scuola e l'incertezza sui tempi di viaggio costringono al mezzo privato anche chi andrebbe a lavorare in bus... non essendo da meno ciò che si ripresenta alla sera tra le 18,30 e le 20.

Presto (?!) avremo una strada schizofrenica... alcuni tratti saranno ampissimi ed altri rimarranno lunghe strettoie, giocoforza sarà occupare con auto in sosta lo spazio ottenuto, vanificando gli intenti di una visione ottusa di sviluppo che vede nell'auto privata il top della mobilità urbana.

E guardando la curva di Pedegoli, ormai ai più vien da pensare che davvero bastava un semaforo.

domenica 19 dicembre 2010

l'ultima diga...(post di un'anno fa...)




Al termine di Via Mulinetto parte ripida una crousa sulla sponda sinistra della valle, la si percorre sino a raggiunger e superare le ultime case dove il sentiero s'incontra con il Rio Mulinetto nella sua selvatica e fragile integrità. Se lo si vuol risalire è possibile farlo anche sino alle sorgenti ma si è costretti a camminar lungo il tortuoso corso d'acqua ed ad incontrare i numerosi laghetti naturali, differenti tra loro come conformazione e dimensioni, dove la tentazione di tuffarsi nelle gelide trasparenti acque è davvero irresistibile.


Questo dev'esser stato lo sprone che portò alcuni giovani di un'epoca scomparsa ad approntare una discreta diga di contenimento per creare così una vera e propria piscina naturale, le cui dimensioni dovevano andare dai quattro metri di larghezza sei metri di lunghezza e una profondità massima vicina ai tre metri; lo si deduce dai resti, dalle visibili tracce rimaste a testimonianza trattenendo ancora un po' il torrente a creare una di quelle "fresche pozze dove s'incontran sparute anguille" per citar Montale.

Il muretto ancora accennato è ripreso nella prima foto e le dimensioni dell'invaso si possono immaginare guardando la seconda foto, e nonostante si sia notevolmente ridotto è ancora estremamente piacevole e tonificante immergersi ed attraversarlo con due bracciate, nelle stagione adatta ovviamente.[Image]

Il periodo in cui la diga è stata edificata per la prima volta si perde nella memoria dei paesani più anziani, qualcuno lo colloca negli anni cinquanta, quando ancora il Rio veniva usato dalle Lavandaie, le ultime "fasce" in fondo alla valle sotto il Forte Ratti venivan ancora coltivate a patate ed i ragazzi del posto raramente scendevano in città lungo l'unica strada, dovendosi così svagare con le risorse del posto, i laghetti dovevan esser un 'Parco Giochi' naturale.

Dobbiamo però arrivare agli anni settanta inoltrati per trovare testimonianze attendibili su quella che si può definire la ristrutturazione storica della diga; alcuni ragazzi aiutati dai fratelli maggiori decisero di deviare il Rio e con cemento e pietre ripristinare il manufatto, godendone, loro e molti altri, per anni e anni ancora,,,, si racconta di mitici campeggi dei primi gruppi di figli dei fiori e di amori sbocciati all'ombra dei corbezzoli, di gite con chitarra e salamini e di solitarie meditazioni seduti sull'assolata scogliera.

IL lago ha anche un suo proprio nome, come del resto ogni singola pozza della valle, credo che questo sia il "Lago del Bò", ma potrei sbagliarmi con il "TreSò" o con il"Chin nà", certo non è il "Gallo" giacchè questo è il primo e ne son certo.

www.funghiitaliani.it/index.php?showtopic=38947htt"> ad esempio.

Il Rio racconta molte delle storie accadute nel tempo, con le sue pietre e le sue sponde, col suo correre sotto i ponti fino a mescolarsi con le acque altrettanto "serveghe" del Finocchiara,,, ma qui siam già in Pedegoli e questa, come si dice, è un'altra storia....

giovedì 9 dicembre 2010

in memoria del Bus 82

La viabilità a Quezzi verrà presto rivoluzionata!

Non solo per gli ampi spazi dedicati alla viabilità grazie alle coperture e agli slarghi ottenuti con abbattimenti vari, ma sopprattutto grazie alla prossima realizzazione dell "AscensoreDiMazzarello", che partendo dalle poste vecchie (non appena ci arriverà la nuova superstrada che pare a questo intimamente legata e dedicata) condurrà gli abitanti dritti-dritti sino ai palazzi edificati sotto l'ultima curva della strada (dove casualmente il Personaggio, ma nn solo lui, abita), ben prima di Piazza SantaMaria.
Arrivate lì le persone che invece abitano dalla Chiesa dovranno scarpinare per una ripida creusa per arrivare in Piazza, dove attualmente termina la sua corsa il bus 82, e poi proseguire per la propria casa.

Tutte le centinaia di utenti che scendono dal bus tra Largo Merlo e la chiesa dovranno invece arrangiarsi.
Oppure aspettare il piccolo bus navetta che, una decina di passeggeri alla volta, li porterà, ogni mezzora, su e giu per la tortuosa valle.
Già. Sarà così. Il perche nessuno lo dica apertamente è facile da capire. Hanno paura.

IL nostro bus82 verrà sicuramente abolito: il 47 arriverà dal park della vecchia posta e un piccolo Circolare è già stato preventivato.

Ma si pagherà addirittura un euro e cinquanta per far questo "viaggio".
M'immagino le decine di persone delle ore di punta pigiate nella scatoletta metallica su ruote, gli studenti al mattino, le signore con le borse della spesa. Perche tutti siamo costretti scendere a valle: la politica che "le valli sono un imbuto" (Margini dixit!) ha sceso tutto laggiù, dopo largo Merlo. Grazie!
Alla faccia del Governo del Territorio sembra che Amministrazione e Azienda (in sto caso l'amt) siano in sincronia solo quando si tratta di lavarsi le mani a vicenda e di ottimizzare l'utile, monetario e no, l'uno serve all'altro, ed entrambi al servizio di qualcosa al di sopra: spolpare l'osso fino a che si può!

Sta a noi impedirlo, per salvaguardare la nostra vita quotidiana, per avere prospettive di miglioramento, forse solo per non affondare nella periferia degradata e depressa che ci prospettano a noi che non abitiamo il centro, che non abbiamo da investire nella la parte "buona" del quartiere, lontani dai salotti delle Ville ristrutturate e dei marciapiedi lisci, dei ponti crollati trasformati in piste ciclabili che dal niente arrivano al nulla, dai più fichi supermarket e dal businnes di ferrovie, metro, stadi e mercati...

Sta a noi rifiutarci di pagargli il biglietto, almeno ribellarci al salato balzello improprio riscosso ed intascato da un privato. I bus sono già pagati: da Regione Comune, Stato, da noi tutti che lavoriamo, la mobilità è un diritto e un bene comune, non può essere più un negozio che ingrassa Amministratori Delegati e manager!
L' AMT dovrebbe essere di tutti, di tutti i lavoratori che la fanno funzionare davvero, di tutti i cittadini: una grande Compagnia Pubblica di Servizio, di cui tutti noi ne siamo proprietari.
Certo non avrebbe bisogno di dirigenti strapagati per parassitare.
Gli operai sanno far le cose, così come sanno farle funzionare!