sabato 13 novembre 2010

via Fessia


http://www.bianchiniprc.org/

Qua e là per il grande quartiere gli assalti della lobbi immobiliare e dei costruttori son sempre più serrati, questi signori, ottusi quanto arricchiti e ben consapevoli di quanto siano protetti e vezzeggiati dall'Amministrazione cittadina non si fanno scrupoli a cementare e asfaltare ogni fazzoletto di territorio rimasto miracolosamente libero, in un'affannata corsa alla speculazione.

Il Partito del Cemento, come mille volte detto e letto ovunque, non ha ideologia se non quella del profitto personale e non ha tessera se non quella del numero di conto, così come non ha etica o morale se non quella dell'omertà.

Così non parlarne troppo, anzi evitare proprio di diffondere notizie è la logica che prevale nella strategia di comunicazione del nostro Municipio: un muro di gomma verso alcuni e una carta assorbente verso altri... o ti respinge senz'appello come disfattista ingrato o ti fagocita in un ginepraio di scambi e favori, gentilezze bi-tri-partisan, tanto da diventare un potenziale colluso... semplicemente ricalca una condizione più generale

A poco servirà spendere tempo, energie e risorse umane in piccole anche se giuste battaglie contro mulini a vento, distratti dai loro specchietti come fossimo allodole...

In tutto il Paese è in atto una raccolta di firme per ottenere dai Comuni una moratoria delle edificazioni di qualunque tipo ed un censimento di tutti gli edifici non utilizzati, così come di tutti gli spazi, pubblici e no, ancora non edificati.

Questo può esssere un primo passo per costringere chi ha permesso lo sfacelo e il degrado, anzi lo ha agevolato, a mostrarsi come responsabile.

Servirebbe anche a pianificare e programmare interventi di conservazione e valorizzazione se mai qualcuno avesse davvero intenzione di risanare la qualità di vita dei Cittadini.

Può comunque nell'immediato scoprire le carte su diverse questioni che impegneranno il nostro mega-quartiere e il suo territorio nei prossimi anni e che avranno un notevole rilievo ecconomico.

Tanto per capire bene chi ha le mani in pasta ed a che prù lo sta facendo.

Certo che bisognerebbe capire, ed averci finalmente ben chiaro, chi sono gli avversari in questa contesa. E, al di là di un'ambiente "friendly" tanto ipocrita quanto controproducente, decidere da che parte stare.

Iniziando magari usando la legge sul Danno Ambientale, prima che questi spaventati Lorsignori l'aboliscano.



lunedì 1 novembre 2010

i Morti (a Domenico)

Domani "sono i Morti".
Già, ma i morti si sa che non son tutti uguali, certamente ognuno ha i propri, e poi ci sono quelli diciamo "comuni", ai quali si rende in qualche modo omaggio o gli si dedica un ricordo, magari un brutto ricordo che comunque rende loro l'asser esistiti.
Ma non è per tutti così.

Forse è passato un mese o poco più dalla morte prematura di Domenico, probabilmente dovuta agli accidenti d'una vita piegata su se stessa. Sorte comune ai molti che arrivati dal paese, qualunque esso sia, non sono riusciti ad adeguarsi ad un ambiente ostile, dove il tradizionale legame tra parenti, amici e vicini di casa viene sostituito dall'opportunismo e dall'interesse, sentimenti con i quali non sempre si riesce a fare i conti.
Così per anni, appoggiato al muro di fuori o seduto solitario nell'ostaia della Gabri, Domenico ha avvelenato il suo fegato con l'alcool e d il suo sangue con il lavoro sottopagato, nero e faticoso, sino a consumarsi.

Qualcuno l'ha anche aiutato a sopravvivere nei periodi peggiori, altri si toglievan l'ingombro offrendogli un bicchiere di nero, ma i più l'han malamente sopportato mentre urlavano al tavolo delle carte.
Lui al massimo brontolava sommesso cose incomprensibili, in calabrese, con il viso triste e rosso quasi schiacciato tra la coppola ed il bavero del giaccone.
Fino a sera inoltrata, quando se ne rientrava balcollante e maleodorante a casa "sua", dove l'acqua calda non arrivò mai e dove la pietà d'un padrone di casa l'ospitava.
Ma Domenico spesso sorrideva, vai a saper il perchè, e sicuramente sempre salutava.

Gli occhi azzurri insieme al suo rimanere lì, in piazzetta, da mattina a sera, m'han suggerito quello che lui forse aspettava invano di rivedere davanti al suo sguardo... l'immagine di uno slargo sterrato tra le case di pietra, dove gli stretti vicoli del paese incontrano improvvisa la luce... dove un'emporio, un'ostaia e qualche panchina creano lo scenario d'un tempo dilatato e sereno.
Un tempo adatto ad esser diviso a seconda di bisogni ed esigenze umane, dove la relazione tra le cose e le persone è scandita dalle campane e dal sorger ed il calar del sole, dal canto del gallo e dal rumore dei piatti nel dopopranzo...

Quante vite segnate dalla solitudine di una migrazione coatta, dalla miseria umana della città e della produttività... quanti Domenico sono passati come fantasmi nei quartieri come il nostro, a cui in fondo si somigliano, piccole comunità che sono stati disgregate, territori antropologicamente destrutturati nella loro tipicità, nel loro "carattere"...

E così come un pallone sgonfio scalciato sotto una macchina, come una cartaccia volante nella strada, è passato Domenico, e se ne è andato. Molte persone pronte a far ponti d'oro ad altri morti che magari posson dimostrar riconoscenza anche postuma, neanche se ne son accorte. O peggio ancora han commentato, con un "buon per lui..."

Tutte, tutte le volte che mi son trovato senza sigarette Domenico me ne ha sempre offerto una, accompagnata da un sorriso triste.
Grazie Domenico, Grazie ancora.