litorale di Prà anni "70 |
giovedì 24 febbraio 2011
inizio "70, un'altra collina...
sabato 19 febbraio 2011
sotto-sotto ruspa ci scava...
Certo è che più lo stato di degrado e di colpevole abbandono diventa evidente, più il disegno previsto apparirà come unica e salvifica prospettiva.
La necessità avvertita dai nostri Consiglieri pare riguardi l'edificazione di una Scuola....
dopo il discusso abbattimento della Scuola Monleone a Pedegoli e la costante minaccia di chiuder la B.Ball in P.zza Santa Maria per calo di nascite, con in pochi km un edificio scolastico sottoutilizzato in Fontanarossa dirimpettaio di una scuola Media...
dopo tutto ciò pare necessario insediare sulle pendici del basso Fereggiano un Plesso Scolastico Attrezzato (?!) edificando quel tanto che basta a giustificare il sottostante labirinto di box-auto previsto per finanziare, in parte, il progetto, che sbancherebbe tonnellate di terreno ai piedi di un filare di enormi palazzi tral'altro.
Anche, e forse soprattutto, per i ragazzi e i bambini sarebbe davvero necessario acquisire e conservare quell'area come la natura ce l'ha lasciata, uno scampolo di ciò che c'era, tanto per ricordarsene, anche praticandola, rendendola accessibile, utilizzabile, magari in parte coltivabile dai Cittadini che lì intorno vivono, fruibile dalle scolaresche delle vicine scuole, e direttamente collegata coi limitrofi giardini- ricreativi diverrebbe una naturale comunicazione con la valle del Biscione, annullando l'attuale critico scollamento.
Ma trattandosi di un'emergenza Sociale e di investimenti il cui ritorno non è monetizzabile in maniera "tradizionale" difficilmente se ne comprenderà la necessità; sarebbe come ammettere che il ritardo cronico di una qualsiasi politica di risanamento sociale, di contrasto alla frammentazione sociale e territoriale, non è più sostenibile.
I processi di "riqualificazione" del Territorio messi in atto, essenzialmente economici, devono ora cedere il passo alla dimensione sociale sin'ora considerata a parole, assente nel minimo di pianificazione attuata o inserita come cascame di obiettivi finanziari.
La Città dei Diritti pare se no destinata a negare una decente qualità di vita ad alcuni dei suoi Cittadini, magari a quelli sospinti ai margini dalla libertà d'azione concessa agli immobiliari... ma la storia così si allunga...
[ispirato dal punto16: Le potenzialità di riassetto dei servizi per l’infanzia: l’area delle Brignoline
del PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE DEL QUARTIERE DI QUEZZI(clicca sul titolo)]
salita chiapparolo, un'altra creusa devastata.
poco dopo LargoMerlo, mentre si prepara un radioso futuro di scorrevole automobilistica viabilità, proprio lì, a fianco, una vecchia e obsoleta mulattiera di rozze pietre e insulsi mattoni (salita chiapparolo) stupidamente pedonale, viene sventrata e dopo averci fatto passar sotto dei tubi, viene malamente riempita dai detriti e asfaltata alla bèn&meglio, a pezze miste asfalto/cemento...
intanto a che serve? chi mai percorre ancora a piedi le vecchie scorciatoie della collina? salvaguardare e recuperare un'inutile ragnatela di creuse che collega rapidamente e razionalmente tutto il versante è davvero un'idea anacronistica!
Infatti il mini-municipio non si cura di verificare da chi e come vengono fatti gli scassi della via, gli scavi ed il ripristino del selciato... I privati (in questo caso amga) sempre più spesso appaltano gli scavi a ditte che poco professionalmente rompono senza criterio di salvaguardia e riempono successivamente lo scavo con detriti senza rispettarne il precedente ordine ed infine tappano il tutto con una bella pezza d'asfalto anziché riporre nuovamente ciottoli e mattoni così come li avevan trovati.
Risultato: uno scempio dei percorsi che hanno negli anni resistito agli zoccoli dei muli ma che oggi soccombono sotto il governo degli asini.
martedì 8 febbraio 2011
crolli & frane
giovedì 3 febbraio 2011
martedì 1 febbraio 2011
artrite
capita di fermarmi a parlare con gli anziani del luogo e il più delle volte a subirne volontariamente i racconti, i ricordi e, grazie ad una scenografia complice, al muretto di pietra su cui si ci appoggia, ai gradini assediati dal muschio o alle ardesie grigie e sbeccate, ad intuirne l'immagine che si portano appresso.
Ascolto senza fretta ripercorrere con la memoria antiche fatiche di adulti invecchiati dal lavoro, osservati da un'infanzia in bianco e nero cresciuta tra l'umidità pregnante del torrente che ammuffiva gli scuri mobili di casa e il freddo mitigato da una stufa a carbone, guardo scuotere la testa e far gesti quasi a maledire il luogo che ha costretto madri e nonne piegate sulle lastre di pietra nel Rio a lavar lenzuola altrui, e l'artrite che ha loro deformato le mani, e a volte il carattere. E tutto solo per vivere. E ogni tanto scendere a Genova.
La guerra, le bombe e la ricostruzione visti come una liberazione, l'emancipazione da quel malsano ambiente, da quella vita umida.
Pare che questo vissuto abbia profondamente segnato una generazione, che ora istintivamente osteggia e vede come insensato qualunque recupero abitativo o tutela paesaggistica, dell'esistente sopravvissuto lungo le strette buie valli e sulle scomode colline. Questo sentimento, tra il rancore verso il passato e una cupa nostalgia di esso, ha fatto da substrato, da fertile ed ingenuo terreno sul quale ha attecchito da sempre la rapallizzazione del nostro territorio prospettando moderni agi e comodità tali da scordarsi gli antichi stenti!
Ad oggi dai più il risultato ottenuto viene ancora percepito come comunque positivo, tanto da rilanciare il businnes e riempire in un paio d'anni ogni spazio ancora libero con silos, box auto e nuove carrozzabili per arrivare sotto casa con l'auto e perpetuare l'idea che per rendere vivibili le colline bisogna cementarle e asfaltarle...
ingrassando gli speculatori e nel contempo mantenendo il consenso popolare, incredibile!