Il Parco Urbano dei Forti
La complessità del Territorio ai "margini" della Circoscrizione e le criticità che toccano tutti gli aspetti della vita quotidiana di chi ci abita sono tali che per affrontarla positivamente è necessaria una visione d'insieme e una pianificazione degli interventi organica a questa.
Ciò permetterebbe di trovare soluzioni sostenibili ai molteplici problemi, non solo al dissesto idrogeologico.
Il progetto dell'Area dei Forti consente l'elaborazione e la realizzazione di soluzioni in un ottica di salvaguardia e valorizzazione del Territorio.
Uno degli obiettivi del progetto di Parco Urbano è anche quello di considerare la scelta di abitare i margini cittadini come un'opportunità per una migliore qualità di vita. La realizzazione di un'area urbana/verde presuppone l'incontro e la conpatibilità tra l'esterno e l'interno di quello che viene definita la linea verde di confine urbano.
Nel nostro Municipio l'Area si vedrebbe delineata, a monte, a partire dal Forte di S.ta Tecla, proseguendo a Pianderlino e al Monastero del Monte, risalendo ai Camandoli sino al Forte Riscelieu, proseguendo verso i bunker e alla Cava cementifera, arrivando alla vetta del Forte Ratti e tramite la Strada napoleonica scende alla Torretta di Quezzi ed infine al Forte Quezzi. Questo è già di fatto un percorso naturistico ricco di biodiversità e vario nei sentieri, nonchè conosciuto e apprezzato. Da questo "confine" si scende a valle, includendo nell'Area la parte urbana e conurbana che convive di fatto con gli elementi storici, tradizionali, paesistici, culturali, rurali, tipici dei luoghi. Ciò comprenderebbe la capillare rete di antiche creuze che incrociano il territorio, così come i Mulini e i Ponti in pietra, i terrazzamenti e gli oliveti, alcuni storici edifici e piccoli borghi, la pineta del Biscione così come il Bosco dei Frati.
In un contesto così evidenziato si vedrebbe realizzato un "polmone verde" accogliente e accessibile ai cittadini, dove proprio nella dimensione locale aquisterebbero valore e verrebbero incrementate diverse attività di piccola produzione e di Servizi. Dovrà essere inoltre garantita l`agibilità di percorsi pedonali (quelli storici ma non solo) ad uso pubblico e il loro recupero con lavori di manutenzione ordinaria.
La necessità di mantenere il Territorio offrirebbe occasioni alla coesione sociale di rafforzarsi (volontariato, attività ricreative e sportive) così come si creerebbero opportunità di sviluppare il "lavoro locale".
L’elaborazione del progetto dovrà essere condivisa e partecipata, così come la gestione dell'area stessa, per riuscire ad individuare le pratiche corrette e le soluzioni adeguate per le singole questioni come ad esempio sulla Cava del Ratti e la sua trasformazione o sul destino dell'ex-asilo "Glicine" (che potrebbe diventar la Sede, polivalente, del Parco).
San Fruttuoso, Quezzi e Marassi potrebbero riunire le volontà e le competenze diffuse nella cittadinanza in tre luoghi fisici dedicati dove in un primo momento analizzare, elaborare e proporre i parametri, le condizioni, le prospettive sulle quali progettare il Parco.
Già questa sarebbe un'iniziativa inedita di partecipazione, in controtendenza alla disgregazione e alla solitudine che purtroppo spesso registriamo.
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