Quando il quartiere è una palestra: alleniamoci per assaltare il Palazzo.
Quando si vuole stimolare gli elementi virtuosi presenti in una popolazione, ad esempio nello Sport, e consentire l’emergere di potenziali Campioni, è forse necessario dotare ampiamente il territorio in ogni luogo di palestre, campi da gioco, piste ciclabili e quant’altro, nondimeno rendere realmente gli impianti sportivi accessibili a tutti; indipendentemente dalla provenienza o dal reddito, dalle aspettative o dalle capacità, chiunque deve potersi misurare in qualche attività e tirarci fuori quel che può. Dalla pratica sportiva diffusa e garantita usciranno i talenti, le eccellenze, i Campioni del domani in ogni disciplina. E questo è valido nel campo della cultura e della scienza, dell’arte e della tecnica. E della Politica.
Sono forse necessarie delle palestre di politica, dove la si pratica, la si sperimenta, la si elabora in prima persona con l’esperienza diretta, nel Territorio d’appartenenza. Dove la partecipazione risponda alla necessitò di incidere il proprio spazio, in un progetto comune in cui ogni segno è indiscutibilmente necessario e organico all’insieme, pure quando viene volontariamente omesso, perchè lo spazio lasciato in bianco vale tanto come quello intensamente tracciato in quanto insieme a tutte le tonalità di grigio va a comporre il disegno collettivo.
La possibilità concreta di raccogliere le persone intorno ad un progetto pratico e realizzabile, alla portata e conprensibile da chi vive faticosamente la quotidianità del quartiere e le sue contraddizioni può essere la proposta di una Lista Popolare per il Municipio, che veda come candidati donne e uomini al di fuori dei partiti, già attivi o no, anche appartenenti a dimensioni organizzate della società civile, delle comunità immigrate, del sindacato di base, del volontariato, persone che vogliano impegnarsi su punti e progetti riguardanti il Governo del Territorio elaborati in una precedente fase di indagine e analisi magari inizialmente atomizzata e in seguito condivisa in forma di rete.
Interessante sarebbe che i partiti più avanzati su queste tematiche (prc,pdci,sel,verdi) facessero “un passo indietro” non presentando alcuna Lista o candidato proprio ed appoggiando questa ipotetica Lista Popolare, senza vincolare ne contrattare alcunché, anzi diventando una componente attiva della dialettica interna argomentando le istanze socialiste di cui son portatori.
Nel quartiere e nelle sue Piazze, nei suoi circoli, nelle case, allora magari si inizierà a creare una sorta di palestra popolare della Politica.