lunedì 28 settembre 2009

come un sasso in uno stagno...


RACCOLTA DI FIRME PER CONSERVARE UNA PARTE DEL “BAR CANESSA”

In cosa consiste la nostra proposta:

risparmiando l'abbattimento alla parte di edificio che ospita attualmente il "bar Canessa" si ricaverebbero tre ampi locali su tre piani, di proprietà Pubblica, senza interferire con il nuovo assetto stradale.

Volendoli in qualche modo restituire alla collettività si può ipotizzare una loro conversione ad uso sociale e pubblico.

Vediamo come necessaria una incisiva svolta a favore della socialità, della solidarietà e dell'aggregazione, componenti fondamentali di una buona qualità di vita nei quartieri e troviamo in questa proposta l'occasione per praticare questa nuova direzione.

Questi locali ristrutturati e organizzati con una modesta spesa, potrebbero ospitare agevolmente:

· la sede di una "Casa del Cittadino e delle Associazioni",
un luogo fisico e aperto dove le Associazioni e i gruppi di cittadini possano ritrovarsi per organizzare e gestire varie e diverse attività, quali cene sociali, dibattiti, assemblee, oppure corsi di chitarra o di dialetto, così come organizzare gare di bicicletta, rassegne di film o tornei di calcetto, ...

· un utile "Sportello Sociale" gestito su base volontaria, dove le molte persone a cui può servire un aiuto, un'indicazione, una pur modesta consulenza, possano trovare un riferimento "vicino" e concreto...

· un luogo di ritrovo simile a ciò che c'era: un “Circolo Ricreativo”, ideale luogo di contatto quotidiano e diffuso, che già da solo ha ampie potenzialità di socialità...

in questo contesto la costituzione di un Comitato Popolare di Quartiere è la pratica più funzionale per permetterci di partecipare alle decisioni che ci riguardano e di condizionarle a vantaggio di un reale benessere comune.


Per il Comitato Popolare di Quartiere,
un gruppo di cittadini

ottobre09

martedì 22 settembre 2009

alla memoria...

" hanno abbattuto la gabbri, la gabbri è viva..."

Come ben spiegato dai funzionari dell'Amministrazione l'aver ottenuto i fondi necessari alla messa in sicurezza del Rio Ferreggiano ha permesso una più articolata operazione edile e immobiliare che va a toccare diversi aspetti tra i quali, pur marginalmente, la tanto agognata risoluzione (?!) della viabilità stradale realizzando parcheggi, la copertura di tratti dello stesso Rio e l'ampliamento della strada in prossimità della curva di Pedegoli.

Questo ampliamento si realizza però a discapito dell'edificio da abbattere che ospita il "bar" della Gabri, unico reale punto di aggregazione e socialità nei dintorni....(vedi video)
Crediamo che i vantaggi a favore della comunità locale, della collettività, si evidenzino diversamente dai profitti monetizzabili e dai bilanci di società, senz'altro positivi, derivati da questa operazione.
Vediamo infatti come necessari interventi di risanamento sociale ed ambientale con progetti elaborati per lo specifico e condivisi localmente, che incidano direttamente sulle condizioni e sulla qualità della vita.

( ad esempio: il vecchio asilo "glicine", lascito vincolato ad uso pubblico potrebbe diventare un "centro polivalente" per il quartiere e non solo, anziché venir abbandonato all'incuria ed in seguito svenduto/alienato a speculatori; Così come la Scuola e la Materna B.Ball andrebbero forse esser preservate e valorizzate, trovando proprio nel contesto particolare la ragione d'essere,,, come molte altre 'piccole' cose magari poco produttive ma con un ' valore aggiunto ’)

Certo tutto questo a contrasto della "Logica dell'Imbuto" [Margini] che vorrebbe veder 'scivolare' tutto e tutti a valle, come già successo alle Poste, creando il deserto sociale in collina ed incentivando la quotidiana e obbligata discesa in città per qualsivoglia servizio.


L'unico esempio di spazio dedicato alla sosta e all'incontro delle persone rimane la poco generosa Piazzetta Pedegoli, di fronte alla quale si trovava lo storico bar Canessa.
In presenza tra gli altri del presidente Claudio Burlando abbiamo constatato che limitando l'abbattimento dell'edificio "della Gabbri" a due terzi del totale si ricaverebbero dei locali ampi e posti su tre piani, accessibili senza interferire col piano del progetto stradale.
Essendo ormai di proprietà Comunale i locali ricavati dovrebbero venir adibiti ad uso pubblico realizzando la sede di una "Casa del Cittadino e delle Associazioni" e di un Circolo/ritrovo .

A sostegno di questo progetto di Locale Pubblico e come occasione di incontro e dibattito su come farlo e cosa farne
SI RACCOGLIERANNO FIRME E PARERI CON UN 'PRESIDIO ORGANIZZATO' TRA IL BAR CANESSA E LA PIAZZA PEDEGOLI, NELLA GIORNATA DI SABATO,
con l'obbiettivo di promuovere una successiva Assemblea Pubblica nell'ambito di iniziative culturali in piazza.
Per proseguire e rivendicare il diritto di partecipare attivamente alla gestione del territorio, per non subirla ma determinarla, crediamo sia necessario creare le condizioni per essere interlocutori diretti dell'Amministrazione.

Un gruppo di abitanti
per la costituzione del "Comitato popolare di quartiere"

giovedì 25 giugno 2009

trent'anni fa, non troppo lontano...

Magari apparentemente questo ricordo c'entra poco con il quartiere, il territorio dove vivo, infatti allora vivevo altrove, pur vicino.
Ma c'entra se penso alle cose considerate un bene comune, di cui spesso scrivo, magari proprio come i nostri laghetti ed i nostri boschi, le crouse e i bricchi che ci circondano, i trogoli ed i muretti...
Eravamo alla fine degli anni "70,,, nel secolo scorso, ed io finivo non troppo brillantemente la Terza Media.
Forse che in quegl’anni l’opzione di un “Corso Professionale” dopo le Medie dava buone prospettive occupazionali, o forse è che come generazione eravamo in un numero considerevole d’individui, fatto sta che nel lontano 1978 per frequentare la classe Prima dell’Istituto d’Agraria di Sant’Ilario occorreva seguire dei turni per l’utilizzo delle Aule, per alcune classi le lezioni iniziavan alle 13 e terminavano alle 20...

Mi iscrissi comunque.

All’interno dell’Istituto tradizione consolidata era la presenza di un’attiva componente critica formata dagli studenti, si riunivano sotto il nome di “Comitato di Base” e raccoglievano il consenso e la partecipazione delle masse studentesche coinvolte nella vita scolastica. Tutti venivamo dalle scuole Medie piuttosto grigie degli anni ”70 e la nostra disponibilità alla novità era pressoché totale.
Ricordo che veniva prodotta una fanzine, un giornaletto: “il bernardino” nel quale si incontrava debitamente ciclostilata con le inevitabili macchie d’inchiostro molta ingenua ironia e alcune intuizioni interessanti, un po’ su tutto ciò ch’era Politica, e tutto ovviamente era Politica. Il ‘logo’ era l’operaio ‘rovesciato’ e le riunioni spesso eran all’Ostaia del paesino, sotto gli alberi del terrazzo in compagnia del vino “frizzantino”(ormai estinto) e della focaccia presa da Gelitto
Le Assemblee erano frequenti nella nostra Scuola, nostra proprio, in pochi mesi avevo capito che per sentirsi parte dell’Istituzione Scolastica bisognava possederne le chiavi, o almeno il lucchetto del cancello, in modo da poterne fisicamente entrare ed uscire, due azioni per le quali era essenziale l’autodeterminazione dello Studente.
Questi erano gli ottimi presupposti per farsi dare dei “delinquenti asini scriteriati" o anche peggio come da parte di alcuni giornalisti particolarmente ottusi, ma anche per concepire un’indagine politica e delle azioni sociali e dirette che portarono a dei risultati così buoni per la Collettività da poterne goder ancora oggi, a trent’anni di distanza.

L’istanza universalmente condivisa a pochi mesi dall’inizio dell’Anno Scolastico era senza dubbio quella di poter fare degli orari di lezione almeno umani, cioè concentrati perlopiù nella mattina, senza i doppi e tripli turni, e su questo il Personale tutto credo convergesse, ma si rendeva necessario un Edificio da adibire a Succursale e non se ne trovava disponibilità alcuna, almeno ufficialmente s’era a un punto morto.

Alcuni avveduti compagni però individuarono una palazzina d’Epoca attigua al ingresso dei Parchi di Nervi: Inutilizzata da anni, proprietario il Comune, era ridotta ad un magazzino su tre piani, inserita all’interno dei Parchi quale migliore soluzione?

Il Comune di Genova era allora diretto da una giunta di sinistra o di centrosinistra, la si definiva “rossa” ricordo, e la disponibilità a fornire una locazione ad un Istituto Scolastico addirittura storico per la Città poteva sembrare cosa ovvia sennonché si posero innanzi una serie di difficoltà, dovute probabilmente al tentativo d’alienare l’intero immobile da parte dell’Ente ad un Imprenditore privato che l’avrebbe rivalorizzato a modo suo, salvandolo dal degrado ma sottraendolo così alla Proprietà Pubblica ed alla sua libera fruizione. E soprattutto privandoci dell’unica possibilità d’ottenere l’agognata Succursale in tempi non biblici.

Tra il dire e il fare… un’Assemblea.
Assemblea nella quale si decise di Occupare lo stabile, secondo noi ormai “del Popolo”. Si decise di viverci dentro giorno e notte organizzando, per quanto possibile, Lezioni articolate come dibattiti nei quali addirittura proseguire il piano di Studi e non perdere l’Anno siccome si prevedeva una lotta di lunga durata, si cercò e si incontrò la disponibilità di alcuni illuminati Prof nel seguire gli studi in una dimensione informale…
Il Corteo attraversò la cittadina di Nervi per arrivare davanti all' edificio della Villa dei Parchi, i compagni meglio organizzati eran già all’interno ed in un attimo l’Occupazione si mise in atto. I ragazzi più grandi avranno pur discusso con le Forze dell’Ordine, credo, e il Comune avrà avuto reticenze a richiedere lo sgombero forzato della Proprietà, forse qualche Assessore si è accorto della serietà e della portata dell’azione, ma fatto stà che da quel giorno per circa tre mesi la Scuola per me è stato un cantiere in cui con improvvisati elettricisti e operai volontari, professori fuori orario, studenti di scuole diverse, si lavorava e si partecipava ad un progetto nel quale l’interesse di ognuno era comune. Ancor prima della risoluzione del Municipio di affidare l’Immobile all’Istituto quella era divenuta la nostra Succursale, anzi era di più, era la Nostra idea di Scuola.

Ricordo i volti e le parole… la compagna che fumando la pipa mi parlava degli Nativi Americani, il giovanotto lungo e secco che con la chitarra sapeva tutto pinodaniele. Ricordo bene il sapore fresco delle labbra di Maria, così come il generoso compagno per il quale ogni lotta andava guidata dalla bandiera rossa, con la sua bocca larga e la sua serietà. Ricordo l’amicizia empatica tra simili, una sorta di sensibilità comune diffusa.

Ricordo che per qualche anno ancora, dopo l’abbandono da parte mia dell’Agraria, lo Stabile rimase in vita come Succursale, poi venne adibito in parte a Caserma dei Carabinieri, a Centro Civico ed a Biblioteca, restando sempre comunque in mano pubblica, di proprietà e a disponibilità della Città.
Questo magari perché una moltitudine di giovani vedevano nelle soluzioni comuni, condivise, sociali, la realizzazione delle proprie aspirazioni personali ed in questa dimensione si muovevano. Per noi, ciò ch’era del Popolo, del Popolo doveva rimanere.

Definiti come teppisti o nella migliore delle ipotesi, degli illusi, abbiamo comunque conservato, per chi ancora può fruirne, qualcosa che ci è stato passato dai padri. Questo potrebbe insegnarci ancora molto, credo.


G.'09

martedì 10 marzo 2009

Quezzi , l'ultima diga.





Al termine di Via Mulinetto parte ripida una crousa sulla sponda sinistra della valle, la si percorre sino a raggiunger e superare le ultime case dove il sentiero s'incontra con il Rio Mulinetto nella sua selvatica e fragile integrità. Se lo si vuol risalire è possibile farlo anche sino alle sorgenti ma si è costretti a camminar lungo il tortuoso corso d'acqua ed ad incontrare i numerosi laghetti naturali, differenti tra loro come conformazione e dimensioni, dove la tentazione di tuffarsi nelle gelide trasparenti acque è davvero irresistibile.













Questo dev'esser stato lo sprone che portò alcuni giovani di un'epoca scomparsa ad approntare una discreta diga di contenimento per creare così una vera e propria piscina naturale, le cui dimensioni dovevano andare dai quattro metri di larghezza sei metri di lunghezza e una profondità massima vicina ai tre metri; lo si deduce dai resti, dalle visibili tracce rimaste a testimonianza trattenendo ancora un po' il torrente a creare una di quelle "fresche pozze dove s'incontran sparute anguille" per citar Montale.


Il muretto ancora accennato è ripreso nella prima foto e le dimensioni dell'invaso si possono immaginare guardando la seconda foto, e nonostante si sia notevolmente ridotto è ancora estremamente piacevole e tonificante immergersi ed attraversarlo con due bracciate, nelle stagione adatta ovviamente.



Il periodo in cui la diga è stata edificata per la prima volta si perde nella memoria dei paesani più anziani, qualcuno lo colloca negli anni cinquanta, quando ancora il Rio veniva usato dalle Lavandaie, le ultime "fasce" in fondo alla valle sotto il Forte Ratti venivan ancora coltivate a patate ed i ragazzi del posto raramente scendevano in città lungo l'unica strada, dovendosi così svagare con le risorse del posto, i laghetti dovevan esser un 'Parco Giochi' naturale.


Dobbiamo però arrivare agli anni settanta inoltrati per trovare testimonianze attendibili su quella che si può definire la ristrutturazione storica della diga; alcuni ragazzi aiutati dai fratelli maggiori decisero di deviare il Rio e con cemento e pietre ripristinare il manufatto, godendone, loro e molti altri, per anni e anni ancora,,,, si racconta di mitici campeggi dei primi gruppi di figli dei fiori e di amori sbocciati all'ombra dei corbezzoli, di gite con chitarra e salamini e di solitarie meditazioni seduti sull'assolata scogliera.


IL lago ha anche un suo proprio nome, come del resto ogni singola pozza della valle, credo che questo sia il "Lago del Bò", ma potrei sbagliarmi con il "TreSò" o con il"Chin nà", certo non è il "Gallo" giacchè questo è il primo e ne ho la certezza.


Qualche "foresto" a volte capita per questi paraggi spinto magari dalla ricerca di funghi o d'asparagi e si meraviglia di questo tesoro nascosto in un angolo non troppo assolato del nostro territorio....<www.funghiitaliani.it/index.php?showtopic=38947htt"> ad esempio.


Il Rio racconta molte delle storie accadute nel tempo, con le sue pietre e le sue sponde, col suo correre sotto i ponti fino a mescolarsi con le acque altrettanto "serveghe" del Finocchiara,,, ma qui siam già in Pedegoli e questa, come si dice, è un'altra storia....